QUEI LA' POSTADI AL MUR - Cantata per Malga Zonta

…La prima fotografia ritrae alcune delle 17 persone che la mattina del 12 Agosto 1944
vennero fucilate da truppe naziste contro il muro della porcilaia di Malga Zonta.
Dei messi a morte 14 erano partigiani, 3 civili…
Nell’agosto 2011 nasce, in collaborazione con l’ANPI di Trento, lo spettacolo Quei là postadi al mur – Cantata per Malga Zonta, dedicato al tragico evento nel quale Bruno Viola ed altri tredici partigiani persero la vita, fucilati da un truppe naziste (1944).
Nello spettacolo, della durata di un’ora, si mescolano canzoni popolari, recitazione a una e a più voci, brani strumentali basati su vari tipi di scrittura e di improvvisazione.
ORGANICO ATTUALE
L’organico comprende voce recitante, tastiere, banjo, quattro cantanti, basso elettrico e batteria.
Abele di Babele propone ora una rielaborazione dello spettacolo, con la seguente formazione:
Tommaso Bonazza (voce, percussioni),
Alessandro Boratti (musiche, arrangiamenti, piano elettrico, banjo),
Alessandro Corazzesi (batteria),
Luca Miorandi (basso),
Sara Ricci (voce, percussioni, organizzazione)
Fabio Soldi (voce, percussioni),
Andrea Trevisan (voce, percussioni)
Gabriele Zobele (testi, voce recitante)
BREVE DESCRIZIONE
La narrazione ripercorre le vicende che hanno portato alla strage del 1944 per cui Malga Zonta è tristemente nota: dai dissidi interni tra gruppi partigiani al problematico rapporto con la popolazione, fino al tragico epilogo. Lo spettacolo ha avuto idealmente origine dall'intenso dibattito sulla stampa locale riguardo l'annuale celebrazione dell'eccidio. La rappresentazione intende pertanto porsi come una sorta di risposta locale ad un problema che riguarda un più generale ed ampio contesto politico: ribadire l'importanza e il valore della Resistenza, scavando nella storicità dei fatti piuttosto che abbandonandosi alla retorica dell'ideologia o ai revisionismi dell'ultima ora.
Una delle linee conduttrici che sembrano correre lungo l’intero spettacolo, attraverso i diversi mezzi espressivi in gioco, è rappresentata dalla necessità di porsi in modo criticamente curioso, e non esclusivamente rispettoso, nei confronti dell’evento storico. Di conseguenza l'uso del dialetto non acquista validità solo per motivi filologici ma anche per la sua familiarità con l'espressione di sentimenti e di vita vissuta. Allo stesso modo le musiche nascono dal continuo confronto tra dato popolare (canzoni, metriche dall’andamento di danza) ed elementi esterni, che di continuo attingono da esso, rielaborandolo, anche tramite l’improvvisazione e la variazione che talvolta si avvicinano alla tradizione orale.
Recitazione ad una e a più voci, canzoni partigiane, situazioni narrativamente fluide e brusche interruzioni contribuiscono a creare un mosaico frastagliato, cangiante e aperto a più letture. Una caratteristica importante, ci sembra, per uno spettacolo che attinge ad un fatto storico.


